La quiete vuota
Esercizi metafisici di rivelazione nel perfetto compimento
L’azione più efficace è nell’espediente simbolico del minimo stimolo, che in assoluto è il non stimolo, il non fare nulla, perché in verità, se non faccio nulla, non c’è nulla che non sia perfettamente compiuto. Il minimo stimolo è sottilissimo, al confine della percezione, è un due non due che si sente e non si sente. Se però mi apro e mi abbandono, se osservo e amo, il non stimolo si rivela in tutta la sua devastante potenza, senza sforzo né memoria. Tutto è coscienza e non c’è alcuna differenza fra i fenomeni. Il segreto sta nel non aderire alle rappresentazioni della mente, sta nell’osservarle come se non mi riguardassero, perché in essenza non mi riguardano affatto. Io non sono Francesco, in effetti più lo osservo e più mi accorgo di non esserlo. Se mi osservo infatti, già non aderisco più all’illusione del non essere e me ne separo, mi separo dalla separazione e così mi rivelo senza sforzo nell’essenza eterna dell’uno, perché altro non c’è. Dobbiamo solo osservare, contemplare ed amare. Anche il respiro, che è forma e ritmo dell’universo, va solo osservato posarsi docile come una foglia nel perfetto compimento della quiete vuota. La lentezza consapevole è la potente preghiera di chi non subisce più il ritmo ma lo impone e così dissolve l’illusione della separazione mentre la osserva.
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