Metagrafie
Con Oniricolorsounds
Ordini superiori. Generano quel moto che dalla sorgente dell’anima si trasformano in linguaggio puro, essenziale. Indagano la radice del creativo, il luogo in cui l’embrione aspira alla forma conclusa, in cui l’idea propone una sua espressione definita.
Nessuno sa qual è il percorso, né se esista un metodo, un insegnamento invece che l’inseguirsi della vita da dentro se stessi a fuori, al mondo, dal mondo infero all’acropoli diurna che è la vita nella sua semplice complessità.
Segni e poi note, e poi segni e note insieme, si fanno da fluido cerebrale lemure ad immagine tangibile che dalla mente scivola sul foglio e poi, per magia, partitura e musica: quel gorgo sonoro che invade il sentire e l’aree, la luna, la notte e la strada delle stelle.
Il suono, sempre, si fa immagine, per vocazione e qualità interiore e per quanto dal suo nascere nel cuore di Stefano ha bisogno di un linguaggio figurale che si sgancia dall’ordito del pentagramma per perdersi nelle profondità dell’anima: opera totale.
Anelata nei millenni, nel tempo muto delle ere, nel ciclo dei secoli che pur ha bisogno di carta e matita, di fendenti e fioretto, cifre segniche e scrittura come parabole di un linguaggio che alterna scarti a quiete, fonetica aramaica e canto gregoriano e soprattutto il guizzo semplificato dei tasti bianchi e neri, capaci di un acceso cromatismo che invade il pensiero, di una polifonia netta che moltiplica l’architettura orchestrale e al tempo stesso la riconduce alla creazione sorgiva, alla mole leggiadra tutt’uno col piano, alle dita che danzano sulla tastiera.
La musica di Stefano è grande e piena, e i segni che produce sono la nervatura iconica che distrugge e ricompone la tessitura timbrica, dalla sostanza metafisica, al suono, alle immagini evocate, ognuno come le vuole e come le sente…
Mario Papalini
Parole chiave
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