Grosseto · Architetture e paesaggio
Ci avvicinavamo ora alla città … e il paesaggio assumeva a poco a poco un aspetto più gradevole, se mi è permesso dirlo, più civilizzato. Certo, anche qui gli ampi pascoli, i rari campi di cereali, la mancanza di abitazioni e gli ulivi abbandonati facevano pensare al terribile dominio delle esalazioni mortali, ma il suolo è verde e fiorito, la strada costeggiata da entrambi i lati da alberi, che splendono nel pieno rigoglio del primo fogliame primaverile. Presto emergono dalla pianura i bastioni della città, coperti di viali trasformati in passeggiate. Costava fatica immaginarsi che questo luogo ameno, come adagiato in un verde fresco, fosse uno dei più malfamati della penisola. Quasi tutti i forestieri si fanno un’idea sbagliata dai bassipiani paludosi e malsani delle coste mediterranee. Abitualmente si aspettano di trovare un deserto interrotto solo dalle plumbee acque delle paludi, e si stupiscono non poco dei prati ridenti e fioriti che si alternano al bosco e sottobosco, sui quali l’occhio si riposa così volentieri….
Otto Speyer (1848)
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Testi di Riccardo Belcari, Olivia Bruschettini, Roberto Farinelli, Vanessa Mazzini, Mauro Papa, Pietro Pettini.
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