Florido e il Piano K
Componimento misto di storia e d’invenzione
Nel primo pomeriggio del 14 luglio 1948, dopo la diffusione della notizia relativa all’attentato subito dal segretario del Partito comunista, Palmiro Togliatti, una sollevazione popolare percorse le strade di alcuni centri del Monte Amiata ed in particolar modo di Abbadia San Salvatore. Le violenze, proseguite anche nel giorno seguente, resero necessario un massiccio intervento dell’esercito che attuò una dura repressione per ‘riportare alla normalità’ una situazione prontamente interpretata dalle forze dell’ordine, dalla magistratura e dal ministro Scelba come insurrezione armata contro i poteri dello Stato. Riecheggiata dai media del tempo, questa grave accusa in seguito decadde, ma in certa storiografia sopravvive l’idea che i tumulti amiatini avessero come fine l’instaurazione di una piccola “repubblica popolare”. Florido e il Piano K ripercorre con taglio storiografico le vicende di quei giorni delineandosi come opera eterogenea che prende avvio nella forma di un romanzo in cui si immagina la quotidianità di una banda di bambini e di alcuni ragazzi e ragazze – il Florido del titolo ed i suoi amici – nei mesi precedenti l’attentato. Seguendo le vicende di questi personaggi entriamo in una realtà umana resa complessa dalla compresenza di tre diverse civiltà, una precapitalistica antica, una capitalistica dovuta alla presenza della miniera e, infine, una utopica suscitata dall’ideologia comunista, capillarmente diffusa in un territorio segnato da antiche tendenze sovversive.
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Questo libro lo trovi anche in: Abbadia San Salvatore