Dalla cucina alla camera (oscura)
La Fiera dell’Antiquariato di Arezzo si è prestata ad un gioco di rimandi, riflessi e prospettive inusuali della città. Se l’obiettivo doveva catturare oggetti culinari di epoche lontane, ho scoperto via via, nelle composizioni che li contenevano, il vocio soffuso delle conversazioni che provenivano da dietro le persiane accostate dei vicoli. Il calpestio dei passi e il profumo delle cucine nascoste dalle tendine.
Perciò nei miei scatti, mentre cercavo di evidenziare i materiali (rame, ferro, vetro e cocci) mostrandoli in dettaglio, ho finito per catturare la città che si rifletteva negli specchi delle vetrine, degli scaldavivande e delle bottiglie. L’usura mi interessava perché indice di cotture ultimate e cibi consumati convivialmente. Gli specchi, invece, mi sono serviti per giocare con gli spazi e la luce.
Volevo che Arezzo ne uscisse a spicchi ma non sfibrata, quanto piuttosto lucente e ricca di rimandi alla vita e alla quotidianità dei gesti. La città si dà in queste foto con il pudore discreto dei suoi giardini pensili.
Cecilia Bruschi