Cara Abbadia ti scrivo
Dove sono i ragazzi e le ragazze di allora, amici miei e non della ventura… come era e come è cambiato il mio amatissimo paese?
Per un momento ho sentito il desiderio di fermare il frenetico treno della vita. Nella sosta mi sono accorto di come tutto sia trascorso in maniera veloce, straordinariamente veloce. Allora ho preso a riordinare sfocate immagini e polverose emozioni annidate nel mio animo. È bastato un soffio e tutto è ritornato vivido, vitale, vero!
È come aver riavvolto una bobina e proiettato un film in bianco e nero e, nel ripercorrere strade e raccontare storie, si sono ricomposte scene intensamente reali di umile, operosa quotidianità. Un velo languido mi ha sopraffatto e stretto il cuore nella dolcezza del ricordo e ho cercato, attraverso queste pagine, di trascrivere le emozioni rivissute come un omaggio alla mia comunità.
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