Com’era rossa la mia terra
Racconti di miniera
“…la miniera fa paura, è contro natura, ti inghiottisce giù nelle viscere della terra, in quelle gallerie piene di fumi sempre più densi e simili ad una nebbia traditrice rotta solo dalle opache luci, in quel rumore senza tregua e assordante, nel calore reso ancor più soffocante dall’umidità e dal sudore che ti cola e che ti si appiccica a tutto il corpo e ai panni formando un tutt’uno con la polvere, una polvere densa, abbondante, rugosa. L’aria grossa e pesante sembra mancarti, ti appare di soffocare, quella poca che circola spesso è viziata, e poi l’acqua al piede, quei piedi sempre umidi, appesantiti dagli stivali e dal fango, che facevi difficoltà a sollevarli e li sentivi pesanti, piedi che apparivano come un ingombro da cui avresti voluto liberarti.
Le galleria, le volte, quel senso di stupore e di debolezza che ti prendeva, che ti faceva sentire piccolo, indifeso, dove avevi bisogno della tua squadra e di urlare a tutti la tua presenza. Giù sottoterra non si parla, si urla.
Ma poi quando la miniera si accheta, quando il fragore delle mine, il rumore dei colpi del piccone e delo scalpello si sospendono, quando le gallerie si riempiono di silenzio e si abbandonano al buio essa appare come una maledzione divina.
Sì, proprio l’ultimo pane si diceva del lavoro in miniera.”
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Questo libro lo trovi anche in: Miniere e minatori
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