Gli Ordini Cavallereschi Italiani
I sistemi premiali conferiti e riconosciuti dalla Repubblica Italiana
Per parlare di Ordini Cavallereschi in Italia – con particolare riferimento negli ultimi 150 anni – occorre precisare che cosa sono dette Istituzioni e quando si sono determinate.
Anzitutto, prescindendo dalla costituzione della Tregua di Dio, è doveroso anticipare ai lettori che nel medioevo si diffuse a partire dall’XI secolo con Adalberto – duca vescovo di Laon – una “tripartizione sociale” che prevede tre ordini nella comunità terrena che concorrono alla celeste: Oratores (ovvero “coloro che pregano”: Vescovi, Monaci, Chierici), Bellatores (ovvero “coloro che combattono”: Signori, Militi) e Laboratores (ovvero “coloro che lavorano”: agricoltori, lavoratori).
A partire dai primi decenni del XII secolo si diffuse nella Città Santa – Al-Quds per i musulmani – una Nuova Cavalleria costituita da nobili europei che difesero i pellegrini, il Santo Sepolcro, i territori cristiani in Ultramare, le vie di fede. Essi vivevano in povertà e servivano il Sovrano di Gerusalemme che concesse loro i portici della Spianata della Moschea ove sorge la Cupola d’Oro; sorsero i Pauperes Commilitones Christi Templique Salominis e grazie all’abate San Bernardo di Chiaravalle durante il Concilio di Troyes del 1129 fu riconosciuta la Militia Templi promulgando il “manifesto” della cavalleria cristiana tramite il suo “De laude novae Militiae”, a cui seguì la “Regle du Temple” per i Monaci Templari (milites-monachi).
Gli Ordini Cavallereschi sono la derivazione dei cosiddetti Ordini Militari (Giovanniti, Templari, Lazzariti, Teutonici e Canonici del Santo Sepolcro) che operarono principalmente per la difesa dei pellegrini in visita presso i Loca Sancta.
Gli Ordini Militari (detti anche – erroneamente – “Monastico-Cavallereschi”) costituiscono un fenomeno storico peculiare dell’Europa occidentale, diffusi a partire dal Concilio di Clermont (preceduto proprio dalla predicazione durante la meno nota assise conciliare a Piacenza) che promulgò l’idea di una “peregrinatio armata”. Il pellegrinaggio rappresentava un’esigenza ancestrale, di crescita spirituale per la cristianità del Medioevo, proprio durante questa prassi penitenziale poteva rendersi necessario l’uso delle armi solamente per la difesa dei convogli dei pellegrini. È da Cismare – cioè l’Europa – che molti si imbarcarono armati verso l’Ultramare convinti di dover difendere a tutti i costi coloro che erano in quel momento i deboli – i pellegrini – ed è in questo contesto che sono più facilmente definibili – e comprensibili – gli ordini cavallereschi medievali.
Gli Ordini Militari assunsero una disciplina religiosa, difatti il cavaliere emetteva i tre voti di castità, povertà ed obbedienza divenendo un “miles-monachus” e costituendo una classe intermedia a quelle teorizzate nella tripartizione sociale; il quarto voto prevedeva la difesa armata della cristianità. Si affermò anche un nuovo modo di guerreggiare attraverso la cavalleria che divenne la nuova istituzione di tutti gli eserciti europei, a cui poi si affiancarono anche arcieri, balestrieri, ma i cui ufficiali erano e continuarono ad essere i cosiddetti “cavalieri” – cioè militi catafratti –. L’esercizio delle armi era una dimostrazione del potere e coloro che erano catafratti erano solo i Signori (imperatore, re, principi, Vescovi-Conte) e i Cavalieri.
Nella categoria degli ordini di cavalleria, un certo numero di istituti sono stati collocati nel corso del tempo; si possono distinguere diverse fasi della storia di quel tipo di istituzione. La forma originale – durante le Crociate – meritava il suo nome di Ordo, in quanto costituita da individui legati da una Regola religiosa permanente di comportamento (con l’emissione dei tre voti). Dopo le Crociate sembrava esaurito, già agli inizi del XIV secolo, il loro compito istituzionale ed alcuni sovrani utilizzarono simili sodalizi per creare una nuova militia – non più religiosi, ma dinastici – per remunerare i sudditi più fedeli e vincolarne così la loro persona. Dopo il Rinascimento, i vecchi ordini dinastici – ed alcuni ordini monastici – divennero ordini puramente onorifici, molti ne sono stati creati, ancora una volta su emulazione dei precedenti ordini cavallereschi.
Per quanto concerne le ascendenze, sicuramente bisogna ricordare il Sansovino – nel XVI secolo – per la tripartizione in ordini di collana, di croce e di sperone, così come padre Onorato di Santa Maria – nel XVIII secolo – che inserì quelli ereditari, acquisiti (militari, onorari, sociali, regolari e femminili), per chiudere con il Maigne che nel 1861 suddivise, nuovamente, in tre categorie: Grandi ordini, di Corte e di Merito.
Come risultato, abbiamo oggi istituzioni disparate come il Sovrano Militare Ordine di Malta (l’unico “Ordine Sovrano” superstite), l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (cosiddetto “subdelegazione pontificia”), della Giarrettiera (gotha degli ordini cavallereschi britannici) e di “Merito” quale, appunto, l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (OMRI). Tutti questi “ordini di cavalleria” sono organizzazioni molto diverse per storia, forma, scopo e di questi tratteremo in presente pubblicazione.
Uff. Prof. Dr. Alessio Varisco,
Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana
Direttore Antropologia Arte Sacra
Approfondimenti e notizie
- Letture.org – Intervista ad Alessio Varisco
- Ringraziamenti del Presidente del Consiglio dei Ministri
Parole chiave
Questo libro lo trovi anche in: Cavalieri
« Ricerche e studi sul territorio del lago di Bolsena | Èco-culture(s) en question(s) repenser le patrimoine »