Il castagno dei cento cavalli
e altri frammenti di memoria tra Etna, Prealpi e Valdichiana
“Qui provo a mettere insieme alcuni di questi pezzettini di vita, come se, essendosi la mia vita frantumata come una lastra di vetro, volessi rimettere insieme le tante schegge, incollandole con pazienza fino a riavere una parte, almeno, dello specchio originale”. Mariano Fresta racconta la sua esperienza dentro la vita. Racconta per brevi quadri, per frammenti. Ma questi frammenti, di scrittura chiara e classica, contengono mondi, aprono sguardi su orizzonti del tempo, della storia comune, di quella familiare. Sguardi dal Sud e dal Nord dell’Italia del dopoguerra, che si fermano poi nel Centr’Italia. Ricordi attenti a impronte lontane di memoria: il Natale da bambini, il giro dei pulcini per la festa del patrono, le elezioni e lo scambio di voti per piaceri. E poi della politica che insieme all’emigrazione porta al Nord, nelle zone dell’industria e delle lotte sociali. E infine Montepulciano, la Toscana, dove si stabiliscono relazioni, figli, allievi, lavoro nella Scuola, collaborazioni con l’Università, ma anche delusioni e conflitti. In questo orizzonte si definisce anche il racconto di persone conosciute e incontrate, piccole storie di intellettuali. Con la cifra del narrare brevemente, Mariano Fresta, senza nulla togliere alla sua storia personale, fa immaginare per frammenti le vicende e i luoghi della storia comune.
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