Il giorno perfetto
Artisti come Fabio Bardelli si sono caratterizzati perché operanti in reazione se non in vera e propria opposizione alla Minimal Art, alla Video Art, alla Pop Art, alla Conceptual Art che hanno dominato il mondo delle arti visive e plastiche negli anni ’60 e ’70 e ’80 del secolo scorso, con il loro linguaggio formale unicamente affidato alla ragione, quindi non all’immaginifico, o a una metodologia di proposizione e quindi di fruizione spesso se non unicamente dialettica, rendendo in tal modo marginale la pittura e la scultura. Il punto di partenza per questi artisti fu l’intenzione di gettare completamente a mare gli stili austeri e pesanti, oppure installativi, che percepivano come dominanti in quegli anni, così da sostituirli con un’abbondanza di figure e simboli narranti, con tinte violente, oppure con materiali sui quali intervenire, sfruttando tutte le tecniche che “il suggestivo” o “l’emozionale” potevano suggerire loro. Inoltre volevano e ancora vogliono liberarsi, tramite la loro arte, dai vincoli repressivi dell’intelletto. Le loro opere erano e sono un commento provocatorio ai valori standardizzati tipici delle idee borghesi, consumistiche, massificanti e globalizzanti, e persistono a indicare ciò che viene giustamente definito “il tramonto dell’Occidente”.
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