La confessione di Luz
“Ognuno di noi aveva il suo poliziotto personale, il mio per tutto il tragitto non mi aveva quasi mai guardata, penso soprattutto per pudore, perché la gonna nel trascinamento mi era salita fino oltre la vita, stava solo attento a dove metteva i piedi e cercava di non strattonarmi, soprattutto nello scendere lo scalone; era insomma gentile ed educato. Per tutto il tragitto, e soprattutto mentre il mio corpo veniva sballottato sui gradini dello scalone (solo durante la discesa dello scalone il mio poliziotto mi aveva guardata in viso con preoccupazione, come a suggerirmi di tenere alta la nuca), temetti che tutto quel movimento e quel sobbalzare di gradino in gradino potessero accelerare e provocare le mie cose, offrendo al mio poliziotto, che oltretutto avrà avuto non più di vent’anni e aveva una faccia da bambino, una visione che entrambi avremmo affrontato con imbarazzo”
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