La donna rinascimentale
L’età rinascimentale rappresenta da un punto di vista storico, sociale, economico una fase complessa. Il senso di bellezza, eleganza e serenità che traspare dai ritratti muliebri che ci hanno lasciato i più grandi artisti del tempo (si pensi alla Venere e alla Primavera di Botticelli, o alle immagini di nobildonne di Raffaello, Piero della Francesca, Leonardo da Vinci) restituisce solo una parte della realtà femminile, per molti aspetti ancora condizionata dalla mentalità maschilista e misogina ereditata dall’età antica e medievale. Anche in questo periodo infatti, la donna è dominata in tutti i momenti della sua vita, a qualunque livello sociale, dalle imposizioni maschili, che le riservano ruoli ben precisi. Il presente studio, che non pretende, data la complessità del tema, di essere esauriente, vuole comunque rendere l’idea del ruolo della donna secondo alcuni esempi che possono considerarsi emblematici, e che riflettono uno spaccato della mentalità e della storia sociale del Rinascimento, in particolar modo in Italia. Alcune figure femminili, come la madre, la cortigiana, la monaca, la strega, escono così dal ristretto campo delle singole vicende per farsi esempi universali in grado di rendere l’idea di quello che le donne hanno vissuto – e molto spesso subìto – nel corso dei secoli che vanno dal XV alla prima metà del XVII, un periodo caratterizzato particolarmente dalle correnti riformiste e controriformiste, che influenzeranno profondamente anche l’Età Moderna.
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