La fabbrica del Palazzo Riario a Castiglione d’Orcia
Persone mestieri lavori 1607-1610
Dobbiamo apprezzare particolarmente il lavoro di Marco Pistoi, non solo per la ricomposizione di una vicenda architettonica, storica ed archeologica di un monumento a noi caro – sul quale si modella la nostra vita di abitanti e, alla fine, la percezione stessa dell’idea di storia e geografia –, ma per la connessione che si istituisce fra storia antica e moderna.
Siamo, dunque, particolarmente grati all’autore, che ci mostra precisamente un aspetto delle relazioni che legano il presente a un passato che non ci è mai troppo lontano, o comunque mai estraneo. L’idea, infatti, che le attività economiche che danno senso alla nostra comunità o la caratterizzano, siano ancora fortemente (necessariamente) legate alla storia è un contributo fondamentale alla conoscenza del luogo e, nello stesso tempo, un invito alla ricerca e allo studio tout court. E di questo c’è oggi, particolarmente bisogno.
Crediamo anche che la cultura debba, per così dire, ritornare a noi sotto più forme, una delle quali è costituita dalla divulgazione del lavoro degli studiosi, che troppo spesso rimane nascosto alla vista dei più.
Il libro, oltre alla vicenda storico-archeologica del borgo, prende in esame testimonianze orali (2003), attraverso le quali si ricostruiscono tecniche e mestieri arcaici: la fornace di calcina e quella dei mattoni, gli strumenti, le pietre, i mestieri sono alcuni degli argomenti che legano le antiche pietre alla nostra esperienza di abitanti di questi luoghi ameni; luoghi che non sono affatto privi di poesia, come bene si intende a leggere alcune pagine – quelle dedicate ai lavoranti – di questo libro dalla doppia anima.
Giuliano Simonetti
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