La globalizzazione imprevidente
Mappe nel nuovo (dis)ordine internazionale
La globalizzazione è davvero morta? Oppure sta cambiando solo padrone? Ma è davvero possibile guidarla? E ancora: cosa ha significato la presidenza Trump? Cosa sarà l’America di Biden? La Cina di Xi sarà il nuovo impero e l’Europa la sua ancella? Cosa resterà di una civilizzazione, quella occidentale, sempre più attratta dalla cancel culture e dalle retoriche del politicamente corretto? Mentre la cultura europea pare imprigionata tra purificazione ed autoepurazione della propria storia passata, il resto del mondo si muove a velocità supersonica e lo sguardo degli analisti è annebbiato, la loro mente confusa da una folla di domande suscitate da sfide epocali.
Sono passati poco più di trent’anni dal crollo del Muro di Berlino e oggi possiamo affermare che il mondo è così profondamente mutato che di questo trentennio, a suo modo rivoluzionario, è giunto il momento di trarre un primo bilancio. Inedite potenze ideologiche e militari emergono, gli spazi del conflitto internazionale aumentano, il disorientamento culturale avanza mentre tutto diventa digitale, la comunicazione soffoca tra social media e fake news, la geografia politica è stravolta: nuove mappe sono dunque necessarie.
Il libro offre tre punti di vista sulla crisi, differenti per sensibilità e formazione (filosofico-politologica, storica, geopolitica), che convergono su un punto: le classi dirigenti occidentali devono possedere almeno una virtù, la lungimiranza, ovvero una certa capacità di previsione per non condannare le società da esse guidate a far la fine dei sonnambuli.
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