La guerra è femmina
Guardo l’estate. Guardo il mare. Guardo l’acqua che si arriccia sulla sabbia e poi si stende a inghiottire le impronte, il frangersi della spuma. Abbandono il mio sguardo competente poco a poco e guardo senza vedere, senza guardare niente. Lascio che i miei occhi vaghino lontano da me, che si perdano nel vuoto dove adesso guardi tu.
Sono sdraiata sul punto esatto in cui ero solita lasciarmi cadere dopo il bagno. Dai due ai dieci anni, ho trascorso l’intero mese di luglio su questo lembo di terra.
Tutto, penso, parte da qui, dal mio rifugio di bambina.
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