Mara

Mara è la terza figlia femmina di una famiglia di ex-pastori diventati mezzadri, la meno desiderata perché per mandare avanti il podere, e non farsi cacciare dal padrone, servono figli maschi. Michero è l’ultimo dei sei figli di Pina e Olinto, anche lui non troppo desiderato perché la famiglia è numerosa e Olinto, che non ha mai voluto prendere la tessera del fascio, non può essere assunto in fattoria e dunque si arrangia come può, facendo il ciabattino senza bottega. Mara e Michero decidono di sposarsi, nonostante il parere contrario delle rispettive famiglie: «’Ndo si ripresenta gli do ’na scarica di legnate, gliene fo vedé io, a que i bbellimbusto», dice la mamma di Mara; «È ’na pecoraia», ribatte la suocera in coro con le figlie.
Per Mara quell’illusione di libertà e di amore si trasforma in un tormento a cui però reagisce con caparbietà, senza mai perdere dignità, buon cuore e intelligenza, qualità che, pur nella solitudine, le permettono di essere l’unica a coltivare rapporti “umani”, soprattutto con il suocero Olinto e con la giovane Luciana. Dopo il primo romanzo Olivia, con il consueto realismo, vivace e malinconico, Paolo Nardini, ci regala un nuovo capitolo della saga delle sorelle della Querceta, tra sorrisi amari e commozione.
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