No, la pace non è finita
(e l’Europa neppure)
La pace e l’Europa, un tempo due termini uniti tra loro, oggi paiono separarsi, restituendo alla guerra funzioni che credevamo superate. La guerra pare così tornare a essere una sorta di continuazione della politica, o meglio, della competizione con altri mezzi. La pace, al contrario, ha assunto un significato nuovo: non una situazione fortunata o eccezionale da auspicare ma obiettivo da costruire. Su queste basi si è avviata nel 1950 la costruzione pacifica delle istituzioni europee, oggi nella bufera e nella crisi. Ma non è l’idea originaria di Europa a collassare. È l’“ordinamento senza sovranità”, avviato dopo Maastricht, governato dai parametri astratti, guidato da mitologie economiche e astrazioni giuridiche, lontano dalla concretezza politica dei cittadini, ciò che oggi produce paralisi, rischio di disgregazione e nazionalismi autoritari. Sta alla politica e ai cittadini in carne e ossa restituire fondamenta e radici a una costruzione storica senza precedenti nel mondo come quella europea.
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