Ribolla 1954-2014
La tragedia mineraria nella cronaca dei quotidiani
Questo libro ci consente di tornare a riflettere su come il lavoro, quando è un “qualsiasi lavoro”, quando è privato dei diritti, quando è piegato esclusivamente alle spietate leggi del profitto e della produttività a qualsiasi costo, non rappresenta più uno strumento di libertà e realizzazione di se stessi all’interno di una società. Ma diventa uno strumento attraverso il quale umiliare la dignità di un’esistenza.
Questo libro ci aiuta a ricordare. E a non dimenticare.
Susanna Camusso, Segretario Generale CGIL
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Sulla storia e le condizioni di vita dei minatori nella maremma e, in particolare sulla strage di Ribolla, si è scritto molto nel passato e le fonti documentali esistenti consentono per chi ha interesse alla storia del lavoro nella nostra provincia una buona conoscenza di quei tragici fatti. Perché allora la CGIL di Grosseto ha chiesto a Silvano Polvani di scrivere un altro libro su questa tragedia?
Per riaffermare il valore della memoria.
Quest’anno ricorre il 70° anniversario dalla liberazione dal nazi fascismo ed il 60° dalla strage di Ribolla; l’affrontare insieme i preparativi per le commemorazioni ha reso naturale l’emergere di inquietanti parallelismi: siamo un Paese nel quale spesso si tende a trovare scorciatoie e a non voler fare i conti con i propri comportamenti e col passato. Così è stato con il fascismo, dopo di cui molti crimini efferati vennero sostanzialmente amnistiati per mille e un motivo. Lo è oggi, quando la memoria di scelte politiche devastanti per il Paese è durata un attimo, rimossa, amnistiata nel volgere di pochi mesi, tanto che oggi nessuno è almeno in parte responsabile della disastrosa situazione del Paese.
E lo è stato anche per la strage di Ribolla.
Claudio Renzetti
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