San Mamiliano dei Turchi
Isola del Giglio 18 novembre 1799
“A questo tristo modo io conduceva la vita, rinserrato in una prigione che i Turchi chiamano bagno, in cui stanno imprigionati gli schiavi cristiani, sì quelli che sono di proprietà del re, come gli altri che appartengono a private persone, e quelli che chiamano dell’Almazen, ch’è lo stesso che dire, schiavi del Consiglio, i quali servono la città nei lavori pubblici e in altri offizii. Molto difficilmente ottengono questi tali la libertà, perché appartenendo al comune e non a particolari padroni, non si sa con cui trattare pel loro riscatto, se pure n’avessero i mezzi. Quello che più di tutto mi pesava sul cuore non era già la fame o la nudità da cui quasi sempre eravamo tutti travagliati, ma sibbene l’essere testimonio continuamente alle non più vedute e inaudite crudeltà che si esercitavano dal padrone contro i Cristiani. Ogni giorno ne facea appiccar qualcheduno; un altro impalare, ad un altro tagliar gli orecchi, e tutto ciò per cause di sì lieve momento, e così fuor di ragione che dicevano i Turchi stessi essere ciò per suo capriccio, e non per altro che per covar anima di fiera a danno del genere umano.”
(Miguel de Cervantes)
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