Tombini in fuga
Secondo romanzo di Francesco Ceccamea. Una certa curiosità suscita la notizia per via che l’autore fece molto parlare di sé, nel 2008, con il suo esordio letterario, in particolare dopo l’uscita di un articolo graffiante sulla rivista Novella 2000.
“Tombini in fuga” è infatti il seguito di “Silenzi vietati” (Avagliano Editore). Anche qui si parla di persone vere, posti veri cambiando nomi ai personaggi e ai luoghi.
La storia riprende da dove l’autore aveva lasciato il personaggio: un funerale. La differenza è che stavolta lui con le pompe funebri ci lavora. Quando torna a casa da un servizio annota tutto, prende appunti, racconta in un diario le scene, le situazioni, le figuracce, lo squallore e i momenti di grande poesia a cui assiste a mano a mano che mette nella tomba i propri compaesani.
A poco a poco il diario sfocia nei fatti privati del protagonista: da impotente terrorizzato dal sesso femminile lo ritroviamo fidanzato. Nel rapporto con la sua fidanzata però non va tutto bene e l’arrivo di un bambino rende le cose ancora più difficili.
Alice cammina avanti a noi saltando su tutti i tombini.
Lei non fa un passo se non c’è un tombino su cui saltare. Nella sua testolina sono i tasselli di un percorso fatato o qualcosa del genere. Se la esorto a muoversi, lei inizia a fare le bizze o si mette seduta. Mi ha spiegato che deve saltare su tutti i tombini affinché non scappino via.
E dove andrebbero? Le domando. Non so, lontano, ha risposto. Immagino la strada principale piena di bocche nere, ora che i tombini se ne sono andati. Sarebbe un guaio.
Per fortuna mia figlia, con i suoi saltelli sigillanti, continua a tenerli buoni al loro posto, altrimenti chissà quanta gente finirebbe sotto terra, in un pozzo di merda.
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